In occasione della 45^ edizione di Arte Fiera, Aeroporto Marconi di Bologna e TAG Bologna – il Terminal di Aviazione Generale del Marconi, dedicato al traffico di jet, elicotteri ed aeromobili privati – aprono le porte all’arte contemporanea con due installazioni: CURVED SPACE-TIME di Nicola Evangelisti e DRAGON’S EGG TRILOGY di Luca Pozzi.
Le due opere, inaugurate questa mattina, sono visitabili fino al 12 giugno.
Nell’ambito dell’edizione 2022 di Arte Fiera, la Marconi Business Lounge dell'Aeroporto Guglielmo Marconi ospiterà, dall’11 maggio fino al 12 giugno 2022, un’opera di Nicola Evangelisti selezionata dalle curatrici Manuela Valentini ed Olivia Spatola.
Si tratta di “Curved space-time”, un’installazione luminosa ispirata alla tesi di un universo curvo e dinamico in cui vige la legge del caos. L’opera sarà esposta all’interno della Lounge (al primo piano del Terminal Passeggeri) e sarà visibile tutti i giorni, dalle ore 5.00 alle 21.00, anche a coloro che non sono in partenza. Sabato 14 maggio, in occasione della Art White Night, la Marconi Business Lounge sarà eccezionalmente aperta sino alle ore 24.00 per consentire al pubblico dell’arte ed ai passeggeri di vedere l’installazione.
L’opera di Nicola Evangelisti cerca di sviluppare poeticamente i principi della relatività generale di Einstein secondo cui quando l’energia e la materia riempiono il cosmo, esso si deforma, e la luce si irradia seguendone la curvatura: di conseguenza, le dimensioni angolari di ogni oggetto osservato, risultano modificate e le immagini si sdoppiano e intrecciano creando scenari stupefacenti.
Con questa installazione Evangelisti ha cercato di visualizzare le possibili prospettive aperte dall’immaginario di Einstein, tramite un’estetica in grado di coinvolgere lo spettatore nell’estensione stessa dell’opera; in prossimità di essa, infatti, grazie a un preciso fenomeno ottico, appare un disegno di luce totalmente aereo, impossibile da definire in un punto esatto dello spazio.
Il percorso artistico di Evangelisti si caratterizza da un sapiente e personale uso della luce, sia come medium espressivo, sia come oggetto di speculazione spirituale, scientifica e sociopolitica. “Curved space-time” fa parte di un ciclo di opere neo-spazialiste incentrate su temi scientifici di ordine cosmologico denominate “strutture spaziali e ipotesi cosmiche”, in quanto costituiscono visualizzazioni ed estrinsecazioni di principi formalizzabili in termini matematici. Attraverso questi lavori, l’artista cerca di dare una personale definizione al concetto di struttura spaziale come una tessitura spazio-temporale in cui vi è una coincidenza tra forma, luce e materia.
“Curved space-time” è un’opera evocativa ed inclusiva che, grazie alla superficie specchiante, entra in diretto rapporto con lo spettatore. Lo specchio sembra mirabilmente accompagnare la perpetua vicenda delle mutazioni e l'illusorietà delle forme, soggette a continui cambiamenti, in una continuità quasi organica che lega l'uomo alla propria natura.
Secondo Evangelisti, l’uomo fa parte del tutto attraverso un principio di interconnessione in cui la singola parte corrisponde alla totalità a diverse scale di grandezza.
Nell’opera ritroviamo il segno distintivo dell’artista caratterizzato da un andamento ramificato corrispondente ai principi generatori che regolano le forme caotiche presenti in natura a cui s’ispira.
Ogni forma naturale è creata da una turbolenza perché niente è realmente statico: vortici, esplosioni, galassie si formano, crescono, si evolvono fino a confondersi e svanire nel tutto.
Anche la dura pietra è stata un fiume di lava, come il ghiaccio è stato pioggia e vapore acqueo. Nel farsi e disfarsi della materia si innesta la vita di tante creature che, nella loro totalità e continuità evolutiva, costituiscono il concetto di eternità e immortalità.
In “Curved space-time”, lo specchio in cui si riflette l’immagine di sé stessi diventa il medium per connettersi con lo spazio-tempo dell’opera, venirne assorbito, entrare in una dimensione altra non coincidente con quella del proprio personale vissuto.
Il progetto intende dunque dare luogo ad uno spazio immersivo, in cui l’architettura ospitante e l’opera formano una continuità fluida e integrata in cui lo spettatore è parte attiva.
In contemporanea, dall’11 maggio al 12 giugno 2022, la Vip Lounge di TAG - Terminal Aviazione Generale ospiterà un intervento dell’artista e mediatore cross-disciplinare Luca Pozzi (1983, Milano), selezionato dalla curatrice Manuela Valentini.
Si tratta di Dragon’s Egg Trilogy, un progetto composto da tre elementi che costituiscono altrettanti capitoli di un affascinante racconto fantascientifico frutto dell’immaginazione dell’artista. La Trilogia è caratterizzata da quella che ormai può essere definita la cifra stilistica di Pozzi: l’interdisciplinarietà. Qui – come in generale in tutto il suo lavoro – si incontrano, infatti, storia dell’arte, fisica quantistica, cosmologia multi-messaggera e intelligenza artificiale nel tentativo di esplorare il mondo con gli occhi della scienza e della tecnologia più avanzata.
Il primo elemento costitutivo la Trilogia è Dragon’s Egg, una scultura che “materializza” una pallina da tennis distorta dalla velocita' proveniente dallo spazio e bloccata un attimo prima del suo impatto al suolo. Nell’immaginario dell’artista, questa forma viene assimilata a quella di un uovo di drago, da cui deriva il titolo dell’opera.
Il dispositivo scultoreo – nato da una collaborazione con l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) – è pensato come una parentesi di compressione del tempo, ottenuta collegando la fusione del bronzo (una tecnica di 5.500 anni fa) con una tecnologia di fisica sperimentale contemporanea denominata “scintillatore muonico”. Tale tecnologia è in grado di rilevare il passaggio, all'interno della scultura, di particelle subatomiche altrimenti invisibili convertendone l'interazione in un lampo di luce.
Così facendo, Pozzi accosta una tecnica molto antica ad una estremamente moderna, allo scopo di mostrarci qualcosa che normalmente saremmo impossibilitati a vedere. In realtà, l’universo invia costantemente messaggi sotto forma di particelle, onde gravitazionali e materia oscura che tuttavia siamo impossibilitati a “leggere” e a “percepire” senza appositi apparati scientifici.
Questi segnali diventano molto più chiari nella seconda componente della Trilogia: si tratta di Arkanian Shenron, un esemplare di animismo tecnologico che apparirà in mostra nella sua versione più immateriale. Un video loop del sito internet www.arkanianshenron.com che raffigura un drago animato, il cui nome s’ispira per l’appunto a Shenron, letteralmente “il Dio Drago”, ovvero la figura magica che appare nel manga di Dragon Ball quando vengono riunite in un unico luogo le sue leggendarie sette sfere.
L’artista ha realizzato prima il modello digitale del drago, poi ha prodotto una stampa 3D in PLA usandola come “cera persa” per la fusione di una scultura in bronzo (anch’essa munita di scintillatore muonico) ed infine l’ha animato per generare un avatar che oggi vive su Twitter e che infine approda sul sito internet presente in mostra.
Arkanian Shenron, infatti, è dotato di una rudimentale intelligenza artificiale e di un software connesso a Twitter, grazie ai quali ogni 16 ingressi di particelle subatomiche vengono elaborate 16 parole tratte casualmente da un bacino di testi di filosofia. Il risultato è la creazione di una specie di Haiku (frase poetica/divinatoria), condiviso in real time sul social network mediante un semplice post. Pertanto, Arkanian Shenron può essere definita la prima opera dotata di profilo social e perciò fruibile anche da remoto, come se fosse un “oracolo quantistico” capace di comunicare dallo spazio sottoforma di poesia.
Inoltre, le fattezze del drago rispecchiano perfettamente la tendenza all’interdisciplinarietà di Pozzi: le ali e le mani si rifanno alla storia dell’arte rinascimentale e novecentesca (rispettivamente, la Madonna del Parto di Piero della Francesca e i volti di alcune sculture di Medardo Rosso), la coda alla tecnologia informatica (componente di un computer quantistico dell’IBM) ed il corpo alla matematica (geometria non commutativa). In testa una corona a spin-network tratta da una congettura di gravità quantistica, mentre a protezione del petto vi è uno scudo che riproduce il Modello Standard delle particelle. Infine, al posto degli occhi, dei sensori luminosi connessi allo scintillatore dell'INFN che si accendono ogni volta che viene rivelato il passaggio di una particella.
La Trilogia – e quindi l’installazione esposta nella Vip Lounge di TAG Bologna – trova completamento in This is my favorite moment in human history: un kit di travestimento cosplay del personaggio “Griffin” del film Men in Black 3, composto da un bizzarro cappello di lana e da una giacca modello bomber anni '90 con una toppa raffigurante la Swan Station della serie TV “LOST” sulla schiena e una biglia di vetro custodita nella tasca della manica destra. Esposta per la prima volta al Palais De Tokyo di Parigi nel 2018 per il pubblico del “Do Disturb Festival”, anche in questo caso, Pozzi offre la possibilità ai visitatori di trasformarsi nell'ultimo arkaniano, un essere pandimensionale in grado di vivere contemporaneamente in tutti i possibili passati, presenti e futuri, venuto sulla terra per salvare il pianeta da una minaccia aliena.
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